
Adesso si, la serie B non è più tanto lontana. Il lavoro e i sacrifici di un anno non potevano essere vanificati. Un ruolino esaltante, un primato meritato nonostante un ultimo mese balbettante solo sotto il profilo dei risultati (quattro pareggi e l’unica sconfitta stagionale) perché le prestazioni avevano comunque lasciato prevalere la superiorità largamente mostrata. Nella gara delle gare il giusto tripudio. Fallire contro il Trapani non si poteva. E così è stato. La tensione, questa volta, è stata quella giusta. La minaccia siciliana è stata rispedita a meno quattro punti ed ora la strada per l’apoteosi, visto anche il calendario, è più vicina.
Contro il Trapani per la Juve Stabia si è trattato di legittimare il primato. Una condizione, vista la gara, eseguita addirittura con estrema facilità. Un lavoro settimanale condotto nella giusta direzione dal tecnico Caserta e dal suo staff, che ha limitato un Trapani che non ha mai dato l’impressione di competere con una formazione spinta dal calore e dalla fede di un pubblico sempre più dodicesimo uomo in campo (sugli spalti erano circa 7mila…). Per l’apoteosi la Juve Stabia, nella sfida dell’anno, ha atteso circa un’ora, ma poteva brindare anche prima. Perché dall’inizio della gara l’intensità agonistica (soprattutto a metà campo) ha ridotto i margini di iniziativa degli avversari. E quando le “vespe” hanno sfruttato le ripartenze immediate, per gli ospiti sono cominciati i dolori di giornata. Prima Canotto ha fallito un gol a tu per tu con Dini, poi Calò veniva fermato dalla traversa direttamente su calcio di punizione. La pazienza e la costanza della manovra, però, fornivano i risultati sperati nella ripresa. Prima Carlini, poi Canotto: l’uno-due è terrificante per un Trapani mai in partita ed incapace di rialzarsi. Le vespe blindano la promozione. Lo spettro del fallimento di otto mesi fa è lontano anni luce. Ora restano da conquistare, sul campo, altri cinque punti per chiudere un’annata pazzesca. Impresa non proibitiva. A cominciare dalla gara sul campo della Sicula Leonzio. Go, go…